L’esperienza Senza Zaino nasce nel 2002 a Lucca per poi diffondersi in Toscana e nelle varie Regioni d’Italia, realizzando un’originale iniziativa che collega ad oggi più di 50 Istituti, che raccolgono più di 80 scuole (plessi) dando corpo ad un modello pedagogico condiviso, che ha colto tutte le opportunità offerte dal Regolamento sull’autonomia (DPR. n. 297 del 1999, in particolare gli Artt. 6 e 7).
Approccio globale al curricolo
Il modello “Scuola senza Zaino” si collega ad una visione della proposta formativa che viene definita globale. Più precisamente parliamo di Approccio Globale al Curricolo, che implica in prima istanza un’apertura generosa e ampia, nel senso di un sapere e di una conoscenza che sappiano spaziare partendo dal locale fino ad investire il mondo intero, facendosi carico del fatto che viviamo in una realtà interconnessa, dove le istanze personali si legano a quelle sociali e planetarie.
Si mette l’accento sull’organizzazione dell’ambiente formativo, partendo dal presupposto che dall’allestimento del setting educativo dipendono sia il modello pedagogico-didattico che si intende proporre e adottare, sia il modello relazionale che sta alla base dei rapporti tra gli attori scolastici: gli elementi di diversa natura che intervengono a scuola si intrecciano gli uni negli altri, perché è l’esperienza scolastica nel suo complesso ad essere formativa ed è dunque necessario progettarla nella sua globalità, senza lasciare niente al caso.
Perché Senza Zaino
“Abbiamo preso un semplice e scontato oggetto come lo zaino che adoperano gli studenti e abbiamo provato a porci delle domande: perchè si usa per andare a scuola? Perchè il funzionario che lavora in banca porta con sè solo una cartella leggera? Perchè, al contrario, lo zaino è così pesante da preoccupare genitori e medici? Vuol dire qualcosa il fatto che la scuola sia l’unica organizzazione che impiega questo strumento, oppure si tratta di un aspetto così marginale da non meritare la nostra attenzione?”
(Marco Orsi, A scuola senza zaino, 2016, pagina 29)
In tutto il mondo gli studenti utilizzano lo zaino per portare a scuola e riportare a casa il proprio materiale come libri, quaderni, penne, matite, gomme, forbici, squadre e righe, colori. ecc. Nessuno si è mai domandato perché qualsiasi lavoratore trova i propri strumenti del mestiere sul posto di lavoro al contrario degli studenti. In effetti, lo zaino comunica un senso di precarietà e di inadeguatezza, non a caso è stato inventato – come si può facilmente dedurre da un qualsiasi vocabolario – per gli alpinisti e per i soldati con il chiaro scopo di affrontare luoghi inospitali.
Togliere lo zaino è pertanto un gesto reale, infatti gli studenti nelle nostre scuole sono dotati di una cartellina leggera per i compiti a casa, magari utilizzando anche i materiali messi a disposizione nella Rete, mentre le aule e le scuole sono arredate con mobili e materiali didattici avanzati. Ma è anche un gesto simbolico in quanto si realizzano pratiche e metodologie innovative in relazione a tre valori: Responsabilità, Comunità, Ospitalità. Si tratta pertanto di un modello diverso da quello tradizionale, che è impostato prevalentemente sull’insegnamento trasmissivo e standardizzato, impartito nei tipici ambienti definiti cells & bells, unidimensionali, dove aule spoglie sono ammobiliate con le consuete file di banchi posti di fronte ad una cattedra, cui fanno da riscontro vuoti e disadorni corridoi e in genere spazi connettivi.
Bibliografia immagini: https://www.indire.it/aesse/content/index.php?action=read_school&id_m=3472
I tre valori: Ospitalità, Responsabilità, Comunità
L’Approccio Globale al Curricolo è ispirato da tre valori che costituiscono un riferimento ideale e operativo: l’Ospitalità, la Responsabilità, la Comunità.
Ospitalità: Richiama l’attenzione agli ambienti che sono riconfigurati in modo da essere accoglienti, ben organizzati, ordinati, gradevoli, ricchi di materiali, curati anche esteticamente, a partire dalle aule fino a riguardare l’intero edificio della scuola, nonché gli spazi ad esso esterni: tutto favorisce l’insorgere e lo sviluppo di un buon clima relazionale che facilita l’apprendimento. Focus sull’organizzazione dello spazio orizzontale per cui l’aula è strutturata in aree distinte che rendono possibile diversificare il lavoro scolastico consentendo più attività in contemporanea, lo sviluppo dell’autonomia e della capacità di scelta, favorendo la personalizzazione e la differenziazione dell’insegnamento. Viene posta una particolare attenzione agli spazi comuni della scuola che comporta l’approntamento di laboratori di vario genere (teatrali, musicali, artistici, manuali), di biblioteche, palestre, ecc.. Con lo spazio verticale si indica, invece, la funzione di display che riguarda tanto l’etichettatura dei materiali nelle scaffalature, quanto la strutturazione della cartellonistica e in genere la realizzazione di pareti attrezzate in cui quell’oggettualità coinvolge la componente visiva e immaginativa, sviluppa la prospettiva estetica, favorisce il movimento, alimenta l’autonomia e, in definitiva, concorre alla realizzazione di un apprendimento efficace.
Ospitalità significa accoglienza delle diversità di culture, genere, lingue, interessi, intelligenze, competenze e abilità (e disabilità): si tratta di ospitare l’essere umano nella sua interezza, fatta di doni, talenti, predisposizioni, ma anche di bisogni, debolezze e fragilità. L’Ospitalità, in una parola, richiama il tema dell’insegnamento e della formazione come cura e responsabilità per l’altro. Un insegnamento differenziato che suggerisce una molteplicità di pratiche di gestione personalizzata della classe e che considera la varietà delle intelligenze e degli stili cognitivi, realizzando una scuola inclusiva.
Resposabilità: Spazio e pedagogia si legano strettamente. La responsabilità e l’autonomia iniziano pertanto dalla modificazione dell’assetto della classe. Tutto concorre alla sollecitazione che va oltre la richiesta di comportamenti corretti e rispettosi delle regole: gli alunni sono invitati ad acquisire abiti improntati all’indipendenza e ad essere artefici del proprio apprendimento, a studiare non tanto per conseguire voti o per fare meglio degli altri, ma per imparare e ad apprendere competenze, ad essere i veri attori della gestione della classe e della scuola. Presenza di una varietà significativa di strumenti didattici quali il pannello dove sono indicate le responsabilità a cui ciascuno deve far fronte, gli schedari auto-correttivi che consentono di esercitarsi e di avanzare, il timetable che informa sulle attività, il Manuale della classe che raccoglie i vari documenti, i materiali per il laboratorio di scienze, i giochi matematici, gli strumenti per l’analisi grammaticale e logica, la penna ergonomica, le schede di registrazione delle attività personali, i libri e le enciclopedie sono alcuni esempi di strumenti didattici inseriti nelle aule, che vengono divisi in strumenti di cancelleria, di gestione e di apprendimento. Strumenti tattili e digitali consentano una pluralità di esperienze sensoriali e cognitive, che ancora una volta incontrano le diversità, i talenti e i bisogni speciali.
Ma la Responsabilità è connessa ad altri due aspetti molto importanti: la scelta e le attività autentiche. In Scuola Senza Zaino si parla di scelta nelle attività e delle attività. Nel primo senso si intende che ci sono vari modi, spazi e tempi per fare un’attività. Per i modi, ad esempio, un racconto può essere disegnato, riferito a parole o sintetizzato per scritto; per gli spazi un medesimo compito può essere fatto nell’area agorà, ai tavoli, al minilaboratorio o al tavolo dell’insegnante; per i tempi di lavoro si può scegliere cosa fare nella giornata, nella settimana, nei quindici giorni. Quello che conta è lasciare agli allievi la possibilità di scegliere, facendo registrare il tutto su un’apposita card con la regola che poi è necessario esplorare le altre opportunità disponibili. Nel caso di scelta delle attività gli alunni possono invece operare opzioni da una lista.
Con l’attività autentica intendiamo il fatto di far lavorare gli alunni con problemi e situazioni vere, che attengono alla vita di tutti i giorni. I compiti autentici sono compiti sfidanti (challenging tasks) e per tale ragione sono altamente motivanti. Il raggiungimento delle competenze, dunque, non è collegato alla semplice acquisizione di nozioni (che comunque resta una fase importante), ma anche e soprattutto alla messa in atto di comportamenti autonomi e indipendenti, che mettono gli allievi di fronte a compiti da affrontare da soli, senza aiuti, rispondendo a tale situazione in modo responsabile.
Comunità:
Gli spazi dell’aula e quelli della scuola sono pensati per la realizzazione del lavoro cooperativo dei docenti e degli studenti. Lo spazio-aula organizzato in aree ha un luogo di incontro per tutti chiamato agorà o forum, particolarmente significativo per la comunità-classe, come anche lo spazio-auditorium, dove gli alunni si ritrovano per fare assemblee e per tenere conferenze.
La comunità, inoltre, rimanda al fatto che l’apprendimento si dà nella relazione. In questa prospettiva, è importante focalizzare la scuola sulle pratiche della comunità per incentivare l’acquisizione di competenze tramite lo scambio continuo, formale ed informale, che si attiva nel dialogo tra novizi e anziani, e che coinvolge sia i docenti senior che junior, gli alunni grandi e piccoli.
La comunità di base, in prima istanza, non è tanto costituita dall’Istituto, né dalla classe, ma dalla scuola (quel livello che con linguaggio burocratico è chiamato plesso).
La scuola – identificata concretamente in un edificio dove sono collocate le classi e dove interagiscono i docenti di varie discipline e gli alunni delle diverse età – è il riferimento reale di appartenenza.